Il cervello ha bisogno di pause

Come programmiamo il tempo dei bambini a scuola? La strategia delle scuole finlandesi prevede pause brevi, ma frequenti e regolari per consentire al cervello di “rinfrescarsi”. Il nostro modello invece richiede ai ragazzi di trascorrere anche molte ore di fila seduti e concentrati, in una corsa verso il tempo che pare non poter essere sprecato in inutili pause. Ma siamo sicuri che questa strategia sia davvero produttiva ai fini dell’apprendimento?

Timothy D. Walker, insegnante americano e scrittore che vive in Finlandia, racconta la sua esperienza.

“Gli  studenti in Finlandia normalmente fanno intervalli di quindici minuti ogni quarantacinque di lezione. Durante un intervallo tipico i bambini si dirigono fuori a giocare e socializzare con gli amici. Io inizialmente non vidi la necessità di queste interruzioni frequenti. Come insegnante negli Stati Uniti, in passato di solito trascorrevo ore consecutive coi miei studenti in classe, e stavo tentando di replicare questo modello in Finlandia. Il metodo finlandese mi sembrava molle, ed ero convinto che i bambini avrebbero imparato meglio allungando i tempi di lezione. Quindi decisi di trattenere i miei studenti dal fare il loro intervallo regolarmente previsto, continuando a fare lezione, mettendo in fila due moduli da quarantacinque minuti, seguiti da un’interruzione doppia di trenta minuti. Ma non ero sicuro che l’approccio americano funzionasse davvero molto bene. I miei studenti negli Stati Uniti d’altronde, dopo il tempo trascorso sempre in classe, sembravano ‘trascinare i loro piedi’. Ma loro non avevano mai pensato di rivoltarsi come stavano facendo i bambini finlandesi al mio terzo giorno di scuola. A quel punto, decisi di abbracciare il modello finlandese di fare pause.

Una volta che anche io ho incorporato queste frequenti interruzioni corte nel nostro orario, non ho più visto strascichio di piedi e bambini camminare come zombie nella mia classe. Durante tutto l’anno di scuola, i miei studenti finlandesi senza dubbio sono entrati in classe saltellando dopo ogni interruzione di quindici minuti e, ancora più importante, sono sempre stati molto più attenti durante le lezioni.

Ero quasi convinto di aver fatto una scoperta innovatrice: le interruzioni frequenti mantengono gli studenti ‘freschi’ tutto il giorno. Ma poi mi ricordai che i finlandesi lo sapevano da anni e che stavano offrendo queste interruzioni ai loro studenti fin dagli anni sessanta.

Nel cercare di approfondire il valore di questa pratica finlandese, incappai nel lavoro di Anthony Pellegrini, autore del libro “Recess: Its Role in Education and Development” e professore emerito di psicologia dell’apprendimento all’Università del Minnesota. Egli loda questo approccio da più di dieci anni. In Asia Orientale, dove molte scuole elementari offrono ai loro studenti interruzioni di dieci minuti dopo approssimativamente quaranta minuti di lezione in classe, Pellegrini osservò lo stesso fenomeno al quale io avevo assistito nella mia scuola finlandese. A seguito di queste interruzioni più frequenti, gli studenti sembravano essere più attenti in classe (Pellegrini 2005).

Non soddisfatto di un’evidenza basata solo su aneddoti, Pellegrini e i suoi colleghi hanno condotto una serie di esperimenti in una scuola elementare pubblica per esplorare la relazione che intercorreva tra le pause e il livello di attenzione in classe. In ognuno degli esperimenti, gli studenti erano più attenti dopo un’interruzione che non prima di essa. Scoprirono anche che i bambini erano meno attenti quando i tempi tra gli intervalli erano allungati, in altre parole, quando la lezione si trascinava (Pellegrini 2005). In Finlandia, gli insegnanti di scuola elementare sembrano sapere questo intuitivamente: e per fare le loro interruzioni frequenti spediscono, con la pioggia o con il sole, fuori i bambini, che decidono poi come trascorrere il loro tempo di intervallo.

Anche se io ora preferisco il modello finlandese, comprendo anche che, sguinzagliare bambini nei cortili ogni ora, sarebbe un cambiamento enorme per la maggior parte delle scuole in questo momento. Secondo Pellegrini, però le interruzioni non devono svolgersi necessariamente fuori per essere di beneficio. (anche se noi riteniamo che ci siano ulteriori evidenze che ne sottolineano gli ulteriori vantaggi quando vengono svolte all’aperto. Ndr). In uno dei suoi esperimenti in una scuola elementare pubblica, i bambini facevano le loro pause dentro la scuola, e i risultati ottenuti furono uguali a quelli di altri esperimenti dove le pause erano effettuate all’aperto: in ogni caso, dopo le interruzioni gli studenti erano più concentrati in classe (Pellegrini 2005).

Quello del quale io mi sono reso conto in Finlandia, è che dopo aver cominciato a considerare l’interruzione una strategia per massimizzare l’apprendimento, ho smesso di sentirmi in colpa nell’accorciare le ore di lezione in classe. Le scoperte confermano che le interruzioni frequenti danno una spinta all’attenzione in classe. Se teniamo questo a mente, non avremo più timore che gli studenti non imparino quello che devono durante la giornata di scuola.

[…]

Inizialmente, pensavo che il vero valore delle interruzioni in stile Finlandese fossero da collegare all’opportunità di gioco libero, ma non la penso più così. Ho concluso che il beneficio primario delle pause finlandesi è nel modo in cui i bambini rimangono concentrati rinfrescando il loro cervello. Daniel Levitin, professore di psicologia, neuroscienza comportamentale e musica all’Università di McGill crede che dando al cervello il tempo di fermarsi attraverso interruzioni regolari, si consentano più alti livelli di produttività e creatività. Questi momenti “servono per dare al cervello il tempo di consolidare tutte le informazioni acquisite – disse in un’intervista per MindShift – ma anche senza interruzioni pianificate, a scuola, la mente riposa naturalmente attraverso momenti in cui ‘sogna ad occhi aperti’ e in questa fase aggiorna e rilascia i circuiti neurali che invece sono vincolati quando sei concentrato. I tempi dei bambini non dovrebbero essere eccessivamente pianificati, e dovrebbero consentire spazi dove venga promossa la spontaneità e la creatività” (Schwartz 2014)

Ci sono modi diversi di offrire queste piccole interruzioni che descrivo, ma una delle cose più importanti da ricordare è che, affinché gli studenti ne traggano beneficio, devono essere programmate regolarmente, in altre parole, è saggio prevederle durante tutto il giorno. Un buon inizio, forse, sarebbe pensare di offrire una pausa al cervello ogni quarantacinque minuti di lezione in classe, proprio come molti insegnanti finlandesi fanno, ma considerando anche che questa suddivisione potrebbe essere troppo poco frequenti per i vostri studenti. Altrettanto importante è osservare attentamente gli studenti: se manifestano stanchezza, è vantaggioso offrire subito loro una pausa al cervello.”

Tratto da Teach Like Finland: 33 Simple Strategies For Joyful Classrooms (c) 2017 by Timothy D. Walker. Per approfondire. Traduzione e adattamento CO